daily cogito conoscere non è riempire un bicchiere ma prendere una direzione

Un abisso, non un bicchiere

Conoscere è prendere una direzione. Spesso pensiamo che la conoscenza possa essere rappresentata dall’atto di riempire un bicchiere vuoto: sapere significa colmare un gap tra le mie scarne conoscenze e tutto ciò che c’è da sapere nell’universo a me circostante.

Questa immagine ci rasserena poiché ci ricorda che esiste una “misura” al di fuori di me, la misura di tutto quel che “potrei conoscere” (rappresentato dal bicchiere) e che, per quanto il gap sia enorme e il bicchiere gigantesco, potenzialmente avrei la possibilità di colmare del tutto.

Credo che questa sia un’immagine consolatoria del sapere: noi non sappiamo quanto grande sia il bicchiere, ma soprattutto non sappiamo che il cosmo, proprio come un bicchiere, possegga dei confini. Sappiamo solo che, di tanto in tanto, riusciamo ad aggiungere un tassello alla nostra conoscenza, ma quale sia il rapporto tra quel tassello e il “puzzle” universale ci è impossibile dirlo. Esiste davvero il puzzle universale oppure si tratta solo di una storia che ci raccontiamo per stare meglio con noi stessi? 

Lo scetticismo che mi contraddistingue mi ha sempre portato ad affermare una cosa: quando “conosco” e cerco di esplorare quel che sta là fuori, comprendo che la “misura” non è quella del bicchiere ma quella del mio stesso atto di conoscere. Ovvero, quando aggiungo conoscenza non sto colmando il gap che esiste tra me e il cosmo, ma quello che c’è tra quel che so e quello che potrò sapere di me. Esplorare i limiti della conoscenza umana vuol dire spingersi verso i confini del nostro modo di conoscere, di rappresentarci il mondo, di capire come possiamo produrre immagini della vastità che ci circonda e questo ha a che fare più con me stesso che con l’universo. 

Con questo non sto dicendo che non possiamo capire nulla del cosmo, ma che quando capiamo qualcosa del cosmo, quella comprensione passa inevitabilmente attraverso l’intricato labirinto di percezioni, concetti, significati che ci compongono in quanto entità senzienti, ed è lì la misura del mio conoscere. Per questo la conoscenza, per quanto mi riguarda, non è un bicchiere da colmare ma una direzione da prendere: conosco perciò mi dirigo attraverso un sentiero i cui confini mi sono strutturalmente ignoti. Potrei trovarmi in un bosco illimitato, in un oceano infinito, non delimitato dalle pareti di un bicchiere che devo riempire con la mia intelligenza. 

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